[Recensione] Addio, cowboy – Olja Savicevic

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Addio, cowboy – Olja Savicevic
L’asino d’oro edizioni
Collana: Omero – Narrativa
Copertina flessibile, € 16.00
Traduzione di: Elisa Copetti

Dada, una giovane studentessa fuori corso, ritorna alla vecchia casa in Dalmazia per accudire la madre che dà segni di spaesamento. Il vero motivo del suo ritorno, però, è un altro: scoprire la ragione del suicidio di Danijel, il fratello minore, un diciottenne introverso e solitario con una grande passione per i cowboy. Chi è veramente Herr Professor? Che cosa c’entra con Danijel? Perché tutti sembrano sapere la verità? E poi, che ci fa Ned Montgomery in città? Perché vuole girare un western proprio in Croazia?
Olja Savičević tesse la trama di un romanzo avventuroso, ricco di salti temporali e di incontri, per scoprire l’inganno, la colpa e il suo peso, annidati tra le pieghe di vicende familiari. I rapporti tra una madre e due figlie rimaste ad accudirla, senza sapere badare a sé stesse; un padre quasi dimenticato, come la Iugoslavia e il Kino Balkan; la guerra che sta in sottofondo e una generazione troppo giovane per avervi partecipato, ma abbastanza adulta per distinguere un prima e un dopo. La periferia di Spalato, il degrado e le passerelle estive dei turisti. In primo piano, agile, veloce, schietta, con cambi di ritmo tra dialetto e gergo urbano, la scrittura di un’autrice che fa dell’ironia e dei giochi di parole il suo stile inconfondibile.


Addio, cowboy è uno di quei romanzi che si leggono tutto d’un fiato, con una tazza di tè tra le mani e una coperta sulle ginocchia, durante un piovigginoso pomeriggio invernale. Dada è una giovane universitaria che vive a Zagabria, ma è costretta a tornare alla periferia di Spalato, dove è cresciuta, per accudire sua madre, afflitta da una potente forma di depressione da quando ha perso il figlio, Danijel. Attorno a lei si dipana la vita di quartiere, fatta di degrado e di miseria, ben lontana dalle fantasie idilliache che, di quei luoghi, custodiscono i turisti. Spalato non è solo spiagge e mare cristallino. A pochi passi dal litorale, infatti, la città pullula delle forme di vita più disparate, accomunate dal senso di impotenza che li intrappola lì, nel quartiere odiato e amato allo stesso tempo. Dada fugge per poi tornare, è un personaggio psicologicamente complesso, sempre sull’orlo di portare a termine un progetto, una storia amorosa, un lavoro e destinata sempre all’incompiutezza, all’arrendevolezza di fronte ad una realtà più grande di lei. Dada, però, torna anche per indagare. Sì, perché nei pressi della vecchia ferrovia poco tempo prima si è tolto la vita il suo amato fratello Danijel, spirito tormentato e ribelle, amante degli animali più di ogni altra cosa al mondo. Dada non riesce a spiegarsi perché Danijel se ne sia andato senza dir nulla, ma è semplicemente uscito di casa come fosse un giorno qualunque, salvo poi non farvi più ritorno. Accanto alla protagonista ruotano  una serie di personaggi più o meno interessanti, a cominciare dal vicino di casa, tale Herr Professor, veterinario di zona e accusato dai suoi concittadini di essere un pedofilo. Dada indaga su di lui e sul suo passato, sa che in qualche modo l’uomo era legato a Danijel ed è decisa più che mai ad andare a fondo nella vicenda, supportata nello sviluppo della trama da indizi e sospetti sempre più fitti e inevitabili. Degne di menzione sono inoltre la madre, chiamata semplicemente Ma, e la sorella di Dada, donna cinica e dalla lingua tagliente. La famiglia di Dada è composta da donne, diverse tra loro eppure complementari l’una con l’altra. Se Dada, infatti, rappresenta l’incompiutezza, sua sorella è l’efficienza fatta persona, lavora ed è perfino divorziata. Ma è la personificazione della fragilità dell’animo umano, ricorda quasi un cucciolo ferito che ha smarrito la via di casa; affoga il suo dolore in tranquillanti e sonniferi e lo stato di abbandono in cui è lentamente scivolata sembra oramai irreversibile. Donne diverse eppure forti sono quelle descritte da Olja Savicevic, un’autrice promettente e di indubbio talento che riesce a coniugare stili differenti rendendo la lettura incalzante e ricca di suspense, ironia e disillusione. Grazie alla varietà di temi trattati la storia risulta accattivante e intrecciata con maestria e dovizia di particolari, le vicende personali di Dada si mescolano alla perfezione con il contesto sociale che la circonda e l’autrice coglie l’occasione per mostrarci una riproduzione fedele e per nulla edulcorata della vera realtà vissuta dagli abitanti della periferia di Spalato, tra povertà, faide, fasti e tradizioni. Olja Savicevic mostra dunque l’altra faccia di un Paese forse ancora troppo poco conosciuto, apre il sipario su un palcoscenico composto da micro realtà individuali e collettive più o meno importanti, offre uno scorcio affidabile di ciò che accade nelle retrovie, a pochi passi di distanza da rinomate località turistiche, idilliache senz’altro, ma poco accostabili alla vita reale, a ciò che sta dall’altra parte della strada. Una narrazione, dunque, non sempre lineare, spesso caratterizzata da flashback e da cambi repentini di stile e lessico – l’autrice utilizza spesso gerghi dialettali tipici della zona, comprensibili a noi lettori grazie alle note a piè di pagina inserite dalla traduttrice. Il romanzo si divide in tre parti, due delle quali narrate in prima persona e una affidata ad un narratore esterno, che racconta abilmente uno dei momenti clou dell’intera vicenda, che segnerà per sempre le sorti di alcuni personaggi, in maniera spesso involontaria. L’autrice non finisce mai di porci di fronte all’ineluttabilità del destino, che spesso si fa beffe di noi e ci rendi impotenti al suo cospetto. Un esordio da non perdere, una voce femminile che ha tanto da dire e che è sicuramente da tenere d’occhio nel vasto panorama editoriale attuale.

 

 

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[Recensione] La piccola libreria di Venezia – Cinzia Giorgio

Buongiorno lettori e bentornati al Salotto dei Libri!
Oggi parliamo del nuovo romanzo di Cinzia Giorgio, La piccola libreria di Venezia, pubblicato intorno alla metà del mese scorso da Newton Compton.

la piccola libreria di venezia.jpgLa piccola libreria di Venezia – Cinzia Giorgio
Newton Compton Editori, 288 pagine
Collana: Anagramma
Genere: Narrativa
Copertina rigida, € 10.00
In vendita da: Ottobre 2017

Margherita ha un dono: sa consigliare a ogni persona il libro giusto. È per questo che, delusa dalla fine della sua storia d’amore, lascia Parigi e torna a Venezia, con l’intenzione di aprire una libreria nella bottega d’antiquariato appartenuta al padre. Poco prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, rovistando tra vecchie carte, Margherita trova, incastrata in fondo a un cassetto, una foto che ritrae una giovane donna. “Per Anselmo, il mio grande amore”, recita la dedica sul retro, che riporta anche data e luogo: aprile 1945, Borgo degli Albizi, Firenze. Margherita nota con stupore che la ragazza ha al collo un ciondolo identico a quello che le ha lasciato suo zio Anselmo. Com’è possibile? Quel ciondolo è un pezzo unico, non può trattarsi di una copia. Incuriosita dalla scoperta, decide di indagare e parte per Firenze. La sua piccola ricerca la conduce in una libreria, la cui proprietaria è la figlia di Emma, proprio la donna della foto. Ma in quel luogo Margherita conosce anche qualcun altro: Fulvio, uno scrittore un tempo famoso, che non pubblica da anni e che nasconde un mistero nel suo passato…


Una giovane donna alla ricerca del suo passato. Un incontro del destino tra le pagine di un libro.

Tra le pagine del nuovo romanzo di Cinzia Giorgio si respirano l’odore avvolgente del cioccolato e quello magico dei vecchi libri antichi, riportati alla luce da una libraia appassionata che decide di donare nuova vita all’impresa di famiglia rimasta abbandonata per troppo tempo. La piccola libreria di Venezia narra la storia di Margherita Calvani e ci riporta sulle orme del primo, indimenticabile successo della Giorgio, La collezionista di libri proibiti, in cui abbiamo conosciuto il padre della giovane protagonista, Davide, e Olimpia, la donna della sua vita. Ancora una volta, motore di tutto è l’amore: per i libri, per la famiglia, per un passato da riportare alla luce.
Galeotta una foto trovata casualmente nella libreria di famiglia prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, grazie alla quale Margherita si mette sulle tracce di Emma Gigli, vecchio amore del suo prozio Anselmo, e giunge così alla libreria del Borgo a Firenze, piccolo gioiello incastonato tra le meraviglie dell’arte e dell’architettura toscana. La conoscenza di Emma e sua figlia Nicoletta sancisce la nascita di un rapporto di stima e affetto reciproco, e sarà l’inizio di un nuovo capitolo nella vita di Margherita, reduce da una relazione finita male e consapevole di avere un nuovo progetto in cui investire tempo ed energie. Ciò che la giovane aspirante libraia non ha previsto è l’incontro con uno scrittore enigmatico e dal passato tormentato, Fulvio Orsini, che in poco tempo diventa il centro dei suoi pensieri nonostante la recente scottatura e la paura a lasciarsi andare alle emozioni.
Una storia tormentata e ricca di colpi di scena è quella che Cinzia Giorgio ha confezionato per i suoi lettori, una storia fatta di sentimenti e di paure, di traguardi e di partenze, di treni e occasioni da cogliere al volo.
Margherita è un personaggio dalle mille sfaccettature, è spesso insicura e dubbiosa, ma al tempo stesso sa essere un punto di riferimento per chi la circonda, che siano essi clienti in cerca del libro giusto, oppure amiche bisognose di cure e attenzioni. Fulvio, invece, è un personaggio che svela le sue carte poco alla volta, si concede a piccole dosi finché non decide di mettersi a nudo e di parlare dei suoi demoni. Entrambi sono accomunati però dal sentimento che li lega, sbocciato improvvisamente e cresciuto nonostante il tempo e la distanza. A fare da contorno alla storia di Margherita e Fulvio troviamo personaggi non stereotipati, bensì autentici e in grado di fornire un aiuto concreto all’uno o all’altro, sempre pronti a intervenire con saggi consigli o giuste critiche. A rendere le atmosfere ancora più magiche ci pensa Cinzia Giorgio con la sua prosa armoniosa e dolce, con i suoi continui riferimenti letterari e artistici, con l’emozione e l’importanza dei piccoli gesti che pervadono ogni frase del suo romanzo. Chi ha avuto già modo di apprezzare quest’ autrice ritroverà qui i tratti caratteristici della sua narrazione, resi ancora più potenti da personaggi variegati e da città magiche come Venezia, Firenze e Parigi.
Una menzione speciale merita inoltre il prontuario per le cosiddette “malattie dell’anima” che si trova alla fine del libro, dove Margherita, esperta del settore, consiglia ai suoi lettori dei romanzi speciali adatti a varie situazioni che, prima o poi, tutti potremmo ritrovarci a vivere.
Un romanzo che unisce dunque l’utile al dilettevole, dolce come una tazza di cioccolata con la panna e capace di coccolare e scaldare anche il più duro dei cuori. Cinzia Giorgio si conferma come una delle voci più interessanti del panorama editoriale italiano, semplice e diretta sa come conquistare il suo pubblico e come portare a casa un successo dietro l’altro. Romanzo consigliato a chi è alla ricerca di una storia dove cultura e passione si intrecciano tra le strade delle città più magiche d’Italia (e non).

Voto finale: 4/5 stelline.
Alla prossima,
Simona

[Recensione] La bambina della luna e delle stelle – Kelly Barnhill

Buongiorno lettori e bentornati al Salotto dei Libri!
Oggi si conclude il blogtour dedicato a La bambina della luna e delle stelle, dolcissimo middle-grade di Kelly Barnhill pubblicato dalla DeAgostini. In questa tappa conclusiva troverete la recensione su tutti i blog che, insieme a me, hanno partecipato all’evento. Vi invito dunque a passare anche dalle mie colleghe per scoprire il loro pensiero riguardo questo romanzo.

La bambina della luna

Ogni anno, all’alba del Giorno del Sacrificio, gli Anziani del Protettorato abbandonano un neonato ai margini della città. È un’offerta di pace per la strega che si nasconde nella foresta. Quello che gli Anziani non sanno, però, è che Xan, la strega, è buona. Così buona da dividere la sua casa con il vecchio Mostro dello Stagno e un dispettoso Drago Perfettamente Piccolo. Così buona da prendersi cura, anno dopo anno, dei piccoli abbandonati. Li raccoglie, li protegge, li nutre con la luce delle stelle e li accompagna dall’altra parte della foresta per affidarli a genitori amorevoli. Ma tutto cambia la notte in cui Xan commette un terribile errore: invece della luce delle stelle, fa bere alla bambina che ha appena salvato la luce della luna, regalandole così meravigliosi poteri magici. Incapace di separarsi da quella piccina con gli occhi neri come lo spazio infinito e la pelle luminosa come ambra, la strega decide di allevarla come una figlia e la chiama Luna. Luna cresce felice in riva allo Stagno, circondata dall’amore di Xan, dall’amicizia del Drago e dalle poesie del saggio Mostro, ma ignara degli straordinari poteri ricevuti in dono. Fino al giorno del suo tredicesimo compleanno, quando la magia si sprigiona in tutta la sua forza… Luna sarà in grado di gestirla? E riuscirà a smascherare la vera strega cattiva, decisa a prosciugare il mondo di ogni felicità? Tra vulcani che si risvegliano, corvi parlanti e donne con il cuore di tigre, un’incantevole avventura fantasy.


La bambina della luna e delle stelle è un romanzo che celebra l’importanza di valori quali il coraggio e l’onestà, è una fiaba moderna e poetica che scalda il cuore e lo riempie di poesia e di emozioni. De Agostini si dimostra ancora una volta una casa editrice attenta alle esigenze dei suoi lettori e questo middle-grade ne è la prova, perché entra a pieno diritto nella lista dei romanzi del genere più godibili e ben scritti pubblicati in questo 2017. La vicenda si svolge nel Protettorato, una tetra e oscura città dove ogni anno un bambino a scelta degli Anziani viene strappato dalle braccia della sua famiglia e sacrificato alla Strega del bosco, di cui altrimenti l’intera cittadina subirebbe l’ira e la vendetta. Quello che gli onesti abitanti del Protettorato non sanno, però, è che la Strega che popola l’oscuro bosco lì accanto non è malvagia, anzi, salva i bambini che trova ogni anno nello stesso punto della vegetazione e dona loro una nuova famiglia, nelle città libere al di fuori dell’oscuro mondo in cui sono nati. Quando la Strega trova la piccola protagonista nel bosco ne rimane affascinata a tal punto da prenderla con sé e decide di chiamarla Luna. La bambina crescerà in un ambiente totalmente diverso da quello in cui è nata e avrà dei poteri magici che dovrà imparare a gestire e controllare per non rovinare la sua vita e quella delle persone che la circondano.
Il romanzo della Barnhill spicca per qualità come le ambientazioni fiabesche, la presenza della magia, la lotta del Bene contro il Male, la tenacia della giovane protagonista nel prendere il controllo della sua vita e di riuscire a gestire un potere acquisito per caso grazie alla Strega, la vecchia Xan. Lo stile dell’autrice è poetico, melodioso e fiabesco, totalmente in linea con il background costruito intorno ai protagonisti e al nucleo narrativo principale. Le avventure di Luna si leggono tutte d’un fiato, la storia scorre liscia come l’olio e arriverete alla fine senza nemmeno accorgervene. Questo è uno di quei casi in cui vi farà piacere tornare bambini, dove i contorni di ciò che è reale sconfinano in quello che è fantastico e si sogna ad occhi aperti. Consigliato dunque a grandi e piccini, perfetto per la stagione fredda, da leggere sotto le coperte in compagnia di una tazza di tè caldo. Il mio voto è di 4/5 stelline.
Alla prossima,
Simona

I libri da non perdere questo autunno!

Buongiorno lettori e bentornati al Salotto dei Libri!
Oggi ho pensato di proporvi un articolo diverso dal solito e di consigliarvi alcuni libri che, secondo me, sono imperdibili. Questo autunno è ricco di uscite interessanti in libreria, io vi raccomando in particolar modo di tenere d’occhio i seguenti titoli:

4321 – Paul Auster

4321 Paul Auster

Einaudi – € 25.00

Cosa sarebbe stato della nostra vita se invece di quella scelta ne avessimo fatta un’altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell’altra scuola, se… Ogni vita nasconde, e protegge, dentro di sé tutte le altre che non si sono realizzate, che sono rimaste solo potenziali. E cosí ogni individuo conserva al suo interno, come clandestini su una nave di notte, le ombre di tutte le altre persone che sarebbe potuto diventare. La letteratura, e il romanzo in particolare, ha da sempre esplorato la «vita virtuale »: non la vita dei computer, ma i destini alternativi a quelli che il caso o la storia hanno deciso, quasi che attraverso la lettura si riesca a fare esperienza di esistenze alternative. Paul Auster ha deciso di prendere alla lettera questo compito che la letteratura si è data: e ha scritto il suo capolavoro. 4 3 2 1 è il romanzo di tutte le vite di Archie Ferguson, quella che ha avuto e quelle che avrebbe potuto avere. Fin dalla nascita Archie imbocca quattro sentieri diversi che porteranno a vite diverse e singolarmente simili, con elementi che ritornano ogni volta in una veste diversa: tutti gli Archie, ad esempio, subiranno l’incantesimo della splendida Amy. Auster racconta le quattro vite possibili di Archie in parallelo, come fossero quattro libri in uno, costruendo un’opera monumentale, dal fascino vertiginoso e dal passo dickensiano, per il brulicare di vita e di personaggi. Ma c’è molto altro in 4 3 2 1: c’è la scoperta del sesso e della poesia, ci sono le proteste per i diritti civili e l’assassinio di Kennedy, c’è lo sport e il Sessantotto, c’è Parigi e c’è New York, c’è tutta l’opera di Auster, come un grande bilancio della maturità, e ci sono tutti i maestri che l’hanno ispirato, c’è il fato e la fatalità, c’è la morte e il desiderio.


La guardarobiera – Patrick McGrath

La guardarobiera - Patrick McGrathLa Nave di Teseo – € 19.00

Londra, gennaio 1947. La guerra è finita da due anni e la città è in macerie. In uno degli inverni più freddi da che se ne ha memoria, anche trovare qualcosa da mettere in tavola è molto difficile. Ad abbattere ancor di più gli animi, arriva la perdita inaspettata e scioccante di uno dei più amati attori teatrali del momento: Charlie Grice muore in circostanze poco chiare, gettando la moglie Joan, donna bellissima e innamorata, che lavora come guardarobiera del teatro, in un dolore sordo e senza limiti. Controvoglia, Joan assiste con la figlia Vera alla prima replica dello spettacolo che era di suo marito, sottoponendosi al trauma di vedere un altro uomo interpretarne il ruolo. L’idea la terrorizza, ma quando l’attore appare sul palco, la vedova è sconvolta nel rendersi conto che dietro agli occhi dell’uomo brucia ardente lo spirito di Charlie. Più tardi, nel backstage, incontrando il sostituto, il suo cuore, stordito dalla gioia, ha la conferma che il suo grande amore vive nel giovane attore Daniel Francis. Ne diventa amica, lo invita a casa e comincia a donargli gli abiti del marito, sottratti al suo guardaroba. Nasce così una relazione che oscilla tra l’attrazione e l’assedio del fantasma di Charlie, che trascina Joan in un gorgo. Chiamata da una voce amata e spaventosa al tempo stesso, la donna scoprirà il terribile segreto che avvolge anche la morte di suo marito Charlie Grice: la guerra, dopotutto, non è ancora finita.


Portatile – David Foster Wallace

Portatile - David Foster Wallace.jpgEinaudi – € 22.00

Curata da Bonnie Nadell, Karen Green e Michael Pietsch, questa antologia raccoglie una scelta delle opere più celebri e straordinarie di David Foster Wallace: stralci di romanzi, pezzi di saggistica, racconti e materiali didattici. Uno spaccato dei personaggi, temi e paesaggi che hanno reso Wallace uno degli scrittori più ammirati della scena contemporanea. Una raccolta pensata per chi fino ad ora si è lasciato intimorire dalla mole di alcune delle opere di Wallace e dal fatto che sia considerato un autore «difficile». Ma anche un breviario per chi è già adepto di un culto internazionale che non accenna a scemare. Introduzione all’edizione italiana di Stefano Bartezzaghi.


Lincoln nel Bardo – George Saunders

Lincoln Nel Bardo - George SaundersFeltrinelli – € 18.50

Febbraio 1862, la Guerra civile è iniziata da un anno, e il presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln, è alle prese con ciò che sta assumendo tutti i contorni di una catastrofe. Nel frattempo Willie, il figlio prediletto di undici anni, si ammala gravemente e muore. Verrà sepolto a Washington, nel cimitero di Georgetown. A partire da questa scheggia di verità storica – i giornali dell’epoca raccontano che Lincoln si recò nella cripta e aprì la bara per abbracciare il figlio morto – Saunders mette in scena un inedito Aldilà romanzesco popolato di anime in stallo. Il Bardo del titolo, un riferimento al «Libro tibetano dei morti», allude al momento di passaggio in cui la coscienza è sospesa tra la morte e la prossima vita. È questo il limbo in cui si aggirano moltitudini di creature ancora troppo attaccate all’esistenza precedente, come Willie, che non riesce a separarsi dal padre, e il padre, che non riesce a separarsi dal figlio. Accompagnati da tre improbabili guide di ascendenza dantesca, assisteremo allo sconvolgimento prodotto nel mondo di queste anime perse dall’arrivo di Willie Lincoln, che è morto e non lo sa, e di suo padre, il presidente, che è come morto ma deve vivere per il bene del proprio paese. Sentiremo le voci – petulanti, nostalgiche, stizzose, accorate – degli spiriti e il controcanto della storia. Leggeremo nei pensieri di Lincoln e nella mente di suo figlio, uniti da un amore che trascende il dolore e il distacco fisico. Il romanzo si svolge in una sola notte, eppure abbraccia le epoche e arriva fino a noi, spaziando in un territorio dove tutto è possibile, dove la logica convive con l’assurdo, le vicende vere con quelle inventate, dove tragedia e farsa non sono due categorie distinte e separate ma un’unica realtà indifferenziata e contraddittoria, che proprio per questo appare spaventosa e viene negata. Come si può vivere, amare e compiere grandi imprese, sapendo che tutto finisce nel nulla?


La ferrovia sotterranea – Colton Whitehead

La ferrovia sotterranea - Colton Whiteshead.jpg Edizioni SUR, € 20.00

Nella Georgia della prima metà dell’Ottocento, la giovane schiava nera Cora decide di tentare la fuga dalla piantagione di cotone in cui vive in condizioni disumane, e insieme all’amico Caesar comincia un arduo viaggio verso il Nord e la libertà. Servendosi di una misteriosa ferrovia sotterranea, Cora fa tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza? Grazie all’invenzione fantastica di una «ferrovia sotterranea», Colson Whitehead dà forma concreta all’espressione con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di abolizionisti che aiutavano gli schiavi nella loro fuga.


Patria – Fernando Aramburu

PatriaGuanda, € 19.00

Due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili nelle serate all’osteria e nelle domeniche in bicicletta. E anche le loro mogli, Miren e Bittori, erano legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni settanta e ottanta. Ma poi un evento tragico ha scavato un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e un dopo: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall’ETA, e dopo una serie di messaggi intimidatori a cui ha testardamente rifiutato di piegarsi, è caduto vittima di un attentato. Bittori se n’è andata, non riuscendo più a vivere nel posto in cui le hanno ammazzato il marito, il posto in cui la sua presenza non è più gradita, perché le vittime danno fastidio. Anche a quelli che un tempo si proclamavano amici. Anche a quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino. Passano gli anni, ma Bittori non rinuncia a pretendere la verità e a farsi chiedere perdono, a cercare la via verso una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte. Con la forza della letteratura, Fernando Aramburu ha saputo raccontare una comunità lacerata, e allo stesso tempo scrivere una storia di gente comune, di affetti, di amicizie, di sentimenti feriti: un romanzo da accostare ai grandi modelli narrativi che hanno fatto dell’universo famiglia il fulcro morale, il centro vitale della loro trama.


Tutto è possibile – Elizabeth Strout

Tutto è possibile - Elizabeth StroutEinaudi, € 19.00

Ad Amgash, Illinois, le vetrine dell’unica libreria ospitano l’ultima fatica di una concittadina, Lucy Barton, partita molti anni prima alla volta della sfavillante New York e mai più ritornata. E non vi è abitante del paese che non voglia accaparrarsene una copia. Perché quel libro, un memoir a quanto pare, racconta senza reticenze la storia di miseria e riscatto di una di loro, e insieme racconta la storia di tutti loro, quelli che sono rimasti fra le distese di mais e di soia del minuscolo centro del Midwest, con il suo carico di vergogna e desiderio, di gentilezza e rancore. A Patty Nicely la lettura di quelle memorie regala una dolcezza segreta, come avesse «un pezzo di caramella gialla appiccicata in fondo alla bocca». Patty, da bambina tanto graziosa da meritare, insieme alle sorelle, l’appellativo di «Principessina Nicely», è oggi una vecchia e grassa vedova, ancora tormentata dalla vergogna di un antico scandalo familiare e zimbello dei ragazzini della zona. Eppure lei, dal libro di Lucy Barton, si sente finalmente capita. Livida e aggressiva appare invece la reazione di Vicky, sorella maggiore di Lucy, quando, con il fratello Pete, invecchiato in solitudine senza mai davvero crescere, i tre si ritrovano nella casa di famiglia per la prima volta dopo diciassette anni. Vicky, rimasta al palo delle occasioni mancate, non perdona alla sorella scrittrice di aver tagliato i ponti con un passato insopportabile, di avercela fatta, e le parole che i tre fratelli si scambiano sono coltelli che affondano nella carne viva dei loro ricordi di bambini. Eppure Vicky si è presentata all’incontro con un commovente velo di rossetto sulle labbra, e Pete, nel disperato tentativo di rendere la casa casa, ha comprato un tappeto nuovo. Certo, le cicatrici sono quasi più della carne, per i personaggi di questi racconti; certo, «siamo tutti quanti un casino, e anche se ce la mettiamo tutta, amiamo in modo imperfetto». Ma se ci si può rinnamorare ben oltre i settant’anni su un lungomare italiano, come capita a Mississippi Mary; se si può trovare sollievo dal dolore indicibile dell’esistenza in un momento di assoluta condivisione nella stanza anonima di un bed and breakfast, come capita a Charlie Macauley; se si può scovare un amico, un amico vero, nel retro di un teatrino amatoriale, proprio alla fine di ogni cosa, come capita a Abel Blaine, allora tutto, ma proprio tutto, è possibile.


Una vita non mia – Olivia Sudjic

Una vita non mia - Olivia SudjicMinimum Fax, € 18.50

A ventitré anni Alice Hare – una laurea in filosofia, un padre sparito nel nulla e una madre ossessiva e manipolatrice – lascia l’Inghilterra per tornare a New York, la sua città natale, dove cerca di ricostruire la sua complicata storia familiare concentrandosi sul breve lasso di tempo in cui lei e i suoi genitori hanno vissuto in Giappone: un periodo che, essendo troppo piccola per ricordarlo, si sente libera di inventare. È in questo momento che Alice incrocia Mizuko Himura, un’intrigante scrittrice giapponese la cui vita – vista dall’iPhone – presenta strani parallelismi con la sua. Dopo un lungo inseguimento sui social network le due donne si incontrano in quella che a Mizuko sembra una circostanza casuale: nell’era della connettività, però, le coincidenze non esistono. Il loro rapporto infatti si evolverà in un gioco di specchi multimediali dove i confini fra social, fatti e finzione sfumano in un groviglio di bugie e tensioni. Tra Murakami Haruki, Donna Tartt e Patricia Highsmith, Olivia Sudjic scrive la storia di una delle domande più antiche dell’uomo, quel «da dove veniamo» che fa coincidere la ricerca delle radici con la trama di un futuro. Una riflessione sui legami di sangue, le scelte sbagliate e gli sforzi tormentosi che è necessario affrontare se si vuol vivere da esseri umani in un’era dominata dal digitale.


Non dite che non abbiamo niente – Madeleine Thien

Non dite che non abbiamo niente - Madelein Thien.jpg66th and 2nd – € 22.00

Quando Marie vede per la prima volta il capitolo 17 del “Libro dei ricordi” – un taccuino lungo e stretto, coperto di ideogrammi che lei non è in grado di riconoscere -, ancora non sa che quella storia, letta, raccontata, ricopiata, passata di mano in mano, la accompagnerà per il resto della vita. Perché in quei taccuini non sono contenute solo le peripezie di Da-wei e di Quattro Maggio, l’avventuriero che salpa per l’America e l’eroina che attraversa a piedi il deserto del Gobi: le pagine sono intrise di tutti i sogni dei protagonisti di questo romanzo attraverso settant’anni di storia cinese. Sogni infranti, macinati dalla Storia, come quelli di Zhuli, Passero e Jiang Kai, tre talentuosi musicisti le cui ambizioni sono state distrutte, in modi diversi, in nome della Rivoluzione culturale. O come quelli di Ai-ming, la figlia di Passero, costretta a scappare dopo la repressione seguita alle manifestazioni di piazza Tian’anmen. Vicende private, quasi insignificanti se paragonate alla Lunga Marcia di Mao Zedong, all’affermarsi del comunismo, a purghe e repressioni, ma che devono essere raccontate, ricordate, perché «siamo qui per conoscere e non per dimenticare, per interrogare e non per rispondere».


Disorientale – Negar Djavadi

Disorientale - Negar Djavadi.jpgEdizioni e/o, € 17.50

 

In esilio a Parigi dall’età di dieci anni, Kimiâ, nata a Teheran, ha sempre cercato di tenere a distanza il suo paese, la sua cultura, la sua famiglia. Ma i jinn, i genii usciti dalla lampada (in questo caso il passato), la riacciuffano per far sfilare una strabiliante serie d’immagini di tre generazioni della sua storia familiare: le tribolazioni degli antenati, un decennio di rivoluzione politica, il passaggio burrascoso dell’adolescenza, la frenesia del rock, il sorriso malandrino di una bassista bionda…
Un affresco fiammeggiante sulla memoria e l’identità; un grande romanzo sull’Iran di ieri e sull’Europa di oggi.


I rifugiati – Viet Thanh Nguyen

I rifugiatiNeri Pozza, € 16,50

«In un paese dove i beni di proprietà erano l’unica cosa che contasse, non avevamo niente che ci appartenesse, a parte le storie». Così suona un passo contenuto in uno dei magnifici racconti di questo libro che Viet Thanh Nguyen ha voluto dedicare ai «rifugiati sparsi in tutto il mondo». È l’affermazione di una giovane vietnamita, la cui infanzia, in fuga dagli orrori della guerra, è stata segnata dalla drammatica esperienza di un barcone alla deriva e dalla morte del fratello ragazzino. A un certo punto della sua adolescenza negli Stati Uniti, la donna si imbatte nell’esperienza propria di ogni rifugiato: scoprire di non possedere niente, se non le storie, raccontate dai genitori o serbate nel proprio personale ricordo, che mostrano l’impossibilità di voltare le spalle al passato, alle persone e alle cose del vecchio mondo perduto. Come «indumenti abbandonati dai fantasmi», esse riaffiorano inevitabilmente. L’impossibilità dell’oblio che, come un macigno, pesa sulla necessaria ricerca di nuove identità ed appartenenze attraversa da cima a fondo tutte le storie narrate in questo libro. Dal giovane Liem che non riesce più a riconoscere sé stesso nell’istante in cui apprende davvero che cosa significa a San Francisco dire di due maschi che sono una coppia «in senso romantico»; alla proprietaria del New Saigon Market che nella sua bottega, uno dei pochi posti a San Jose dove i vietnamiti possono acquistare il riso al gelsomino e l’anice stellato, vede riapparire i fantasmi della guerra nella persona della signora Hoa, ossessionata dall’idea della vendetta nei confronti dei comunisti che le hanno ucciso il figlio; a James Carver, nero cresciuto in Alabama, che a Quàng Tri, in Vietnam, scopre di aver generato una figlia fuori posto in «un mondo deciso ad assegnare a ciascuno il posto che gli spetta», l’inquieta ricerca di una nuova identità da parte di uomini con «due facce e due menti diverse», già oggetto delle pagine de “Il simpatizzante”, riemerge con chiarezza in quest’opera.


Mentre li guardi – Leopoldine Core

Mentre li guardi - Leopoldine Core.jpgEdizioni Clichy, € 15.00

I venti racconti di Leopoldine Core sono ambientati a New York e dintorni e hanno come protagonisti ragazzi e adulti innamorati, impegnati nel tenere in piedi relazioni, desiderosi di conquistare la persona amata o più semplicemente bisognosi di amare ed essere amati. Sfila così una galleria di personaggi sexy, coraggiosi, imprevedibili e sinceri nel mettere in campo passioni ed emozioni.

 

 

 

Queste, cari lettori, sono le mie proposte!! Spero vi piacciano 🙂
Alla prossima,
Simona

[Intervista doppia] Conosciamo meglio Fabio Geda e Marco Magnone

Buongiorno lettori e bentornati al Salotto dei Libri!
Tra i tanti impegni a cui devo badare in questo periodo davvero carico, sono riuscita con estremo piacere a ritagliarmi del tempo per intervistare due autori di cui sicuramente avrete sentito parlare: Fabio Geda e Marco Magnone, da poco tornati in libreria con il quinto capitolo di Berlin, saga per ragazzi di successo pubblicata da Mondadori.

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QUI potete trovare il sito dedicato alla serie, ricco di informazioni e curiosità. Vi consiglio di passare a darci un’occhiata se pensate che la saga possa interessarvi!

INTERVISTA

1. Benvenuti al Salotto dei Libri. Partiamo da una domanda personale: Cosa amate fare nel tempo libero? Quali sono le vostre passioni?

Siamo entrambi persone dalle mille passioni: la narrazione in generale, e quindi romanzi, fumetti, cinema, musica; lo sport sia seguito che praticato (diciamo più seguito che praticato); i viaggi e ogni occasione che troviamo per riempirci la testa e gli occhi di stimoli. Insomma, abbiamo mille piccole e grandi passioni che ci incendiano e forse il problema più grande è proprio tenerle a bada.

2. Come vi siete conosciuti? E, in particolare, come è nata la storia di Berlin? 

Ci siamo conosciuti a Torino nell’ambiente dell’editoria, e per essere precisi alla Instar Libri, l’editore presso cui Fabio ha iniziato a pubblicare i primi romanzi e dove Marco ha fatto uno stage. E poi, insomma, Torino non è certo Tokyo, e le persone che si muovono nello stesso settore finiscono per incrociarsi più e più volte. Abbiamo collaborato inizialmente alla sceneggiatura di un fumetto dedicato ad Alessandro Antonelli, l’architetto della Mole, uscito per La Stampa. E poi tra una birra e una cena, essendo entrambi appassionati di serialità tanto in letteratura quanto nel cinema o in televisione, abbiamo cominciato a fantasticare sull’idea di sperimentarci nella costruzione di una saga. Fabio aveva questa idea in testa che riguardava Berlino e gruppi di ragazzi che dovevano cavarsela in assenza degli adulti. Marco a Berlino aveva vissuto. Ed ecco fatto. Nitro e glicerina.

3. Ci sono stati degli autori, delle storie o, ancora, dei film che hanno ispirato la vostra produzione? 

Quando ci chiedono cos’è Berlin noi amiamo rispondere che nella nostra testa è il tentativo di mescolare Hunger Games con Il signore delle mosche e con I ragazzi della via Pal. Di prendere larchetipo del mondo senza adulti inaugurato da Golding, attraversare la letteratura per ragazzi europea prendendo spunto dal romanzo di Molnar e in questo modo cercare una via personale alla saga science fiction per ragazzi che gli americani sono bravissimi a comporre.

4. Quale dei personaggi della saga sentite più vicino a voi? E perché?

Entrambi sentiamo molto vicini i personaggi che cambiano, che mutano, che sono altro da quello che noi pensavamo fossero. E quindi Wolfrun e Timo sopra tutti. Ma in fondo ogni personaggio dimostrerà di essere più sfaccettato di quello che il lettore poteva immaginare all’inizio.

5. Raccontateci l’esperienza di scrivere a quattro mani. Come riuscite a dare omogeneità e continuità al testo? 

Intanto facciamo un grande lavoro di condivisione della storia, degli eventi, dell’arco drammaturgico. Parliamo, parliamo e ancora parliamo. Senza fine. Per due anni abbiamo lavorato esclusivamente all’impianto narrativo della vicenda. E ora non cominciamo a scrivere senza aver condiviso gli elementi fondamentali di ogni singolo libro. Detto questo, uno dei due si assume la responsabilità della prima stesura del libro, poi lo passa all’altro che ci interviene sopra aggiungendo, modificando, suggerendo; e via così, fino a quando non ci troviamo a licenziare una versione perfettamente condivisa del testo.

6. Seguite una scaletta prima di dedicarvi alla stesura dei vari capitoli, oppure vi lasciate trascinare dalle idee?

Avere un soggetto da seguire è fondamentale, soprattutto quando di sei libri da scrivere e tanti personaggi da far muovere, ma ovviamente ci lasciamo uno spazio di libertà, uno spazio di stupore, che ci permetta di meravigliarci nel momento stesso in cui stiamo scrivendo e se improvvisamente ci viene voglia di cambiare qualcosa, di aggiungere un evento non previsto, di modificare la traiettoria delle vicende, be’, ne parliamo e se siamo convinti lo facciamo.

7. Avete altri progetti in cantiere? ( Sia come coppia che come singoli)

Sì. Sia come coppia sia come singoli. E ovviamente sono segretissimi!

Ringrazio ancora i due autori per la loro disponibilità! Spero di avervi incuriositi 🙂
Alla prossima,
Simona