[Recensione] Motel Voyeur – Gay Talese

Buongiorno lettori e ben ritrovati!
Il libro di cui parliamo oggi è stato recentemente pubblicato da Rizzoli e rappresenta l’ultima fatica letteraria di Gay Talese, un autore sicuramente noto a molti di voi.

motel-voyeurMotel Voyeur – Gay Talese
Rizzoli, 204 pp.
Collana: La scala
Cartonato con sovraccoperta,  € 19,00
In vendita da: Gennaio 2017

È il 7 gennaio del 1980 quando Gay Talese, all’epoca impegnato nell’imminente pubblicazione del suo bestseller La donna d’altri, riceve una lettera scritta a mano e anonima. Il mittente è un uomo del Colorado, che dice di aver «appreso del suo attesissimo studio sul sesso in America» e «di poter contribuire con alcune importanti informazioni».Nel seguito di quella lettera l’autore rivela a Talese qualcosa di inconfessabile: alla fine degli anni Sessanta ha acquistato il Manor House Motel, alla periferia di Denver, per soddisfare le proprie tendenze voyeuristiche. Sotto il tetto della struttura ha costruito una «piattaforma d’osservazione», e da lì, attraverso dei finti condotti di ventilazione, da anni osserva gli ospiti ignari. Talese, incuriosito e intenzionato a scriverne, incontra l’uomo – Gerald Foos – in Colorado qualche settimana dopo, e visita il motel. Foos, però, dichiara di voler rimanere anonimo, il giornalista non accetta e decide che questa storia non sarà raccontata. Passano degli anni, Talese rimane in contatto con Foos, che gli invia pagine e pagine del suo Diario del Voyeur, un registro in cui ha annotato le abitudini, i vizi, le passioni dei suoi ospiti – coppie sposate, amanti occasionali, omosessuali, vedove, escort, e tanti altri – pensando a sé come a un pioniere della ricerca sul sesso. Quello che ne risulta è uno spaccato della sessualità in America tra gli anni Settanta e i Novanta, l’istantanea di una nazione che sta vivendo gli aspri effetti della guerra in Vietnam, i giorni della Rivoluzione Sessuale, della desegregazione. Oggi, dopo oltre trentacinque anni da quella prima lettera, Talese, in questo straordinario esempio di giornalismo narrativo, può raccontare finalmente la controversa vicenda umana di Gerald Foos, offrendoci il ritratto della vita più segreta dell’America nell’ultima metà del secolo scorso.


whatsapp-image-2017-01-27-at-19-18-03E’la prima volta che mi cimento nella lettura di un testo di giornalismo narrativo e, purtroppo, non sono pienamente soddisfatta. Il problema con questo libro non nasce dallo stile dell’autore, ma dal poco coinvolgimento che ho provato nei confronti dei fatti narrati. Gay Talese ci propone la storia vera di Gerald Foos, un voyeur che per anni ha spiato i clienti che alloggiavano presso il suo motel, il Manor House di Denver, tramite dei condotti installati sul soffitto di alcune delle stanze.
Accanto alla narrazione di Talese troviamo alcuni testi estratti dal “diario del voyeur”, un quaderno in cui Foos riportava, più o meno fedelmente, i fatti a cui assisteva dalla sua postazione privilegiata. Il voyeur riproduceva su carta scene di sesso, tendenze sessuali e abitudini di coppia (o di gruppo) e analizzava i cambiamenti del comportamento umano in base ai cambiamenti della società. Ad esempio, dal dopoguerra in poi, Foos ha registrato un aumento del sesso di gruppo, del sesso interrazziale e dell’omosessualità.
Onestamente ho trovato questa attività illegale piuttosto perversa, talvolta ciò che ho letto mi ha disgustata e talvolta annoiata. Come scopriremo proseguendo con la lettura le testimonianze di Foos non sono sempre attendibili e le incongruenze tra quanto riportato nel diario e quanto accaduto nella realtà non sono poche.
Tra le varie osservazioni del voyeur una in particolare mi ha lasciata interdetta: sembrerebbe infatti che l’uomo abbia assistito ad un omicidio, ma che non abbia fatto nulla per soccorrere la donna, morta nella stanza n°10 del suo motel. Il motivo è piuttosto lampante: dichiarare di aver assistito all’omicidio equivarrebbe ad uscire allo scoperto e Foos sa bene che il voyeurismo è illegale, quindi decide di tacere. Altri episodi mi hanno lasciata esterrefatta, come ad esempio rapporti incestuosi, stupri, violenze varie. Sorvolo sui dettagli e non entro nel particolare, ma anche la posizione di Talese mi ha sconvolta, perché in qualche modo si è reso complice della follia di quest’uomo.
Le ragioni che si trovano dietro a questa perversione di Foos – perché di perversione si tratta – sembrerebbero risalire alla sua infanzia, al suo delicato rapporto con il padre e con la madre. Foos è convinto che la sua attività di voyeur sia una vera e propria missione, uno studio pionieristico dei comportamenti umani e di come le persone siano diverse quando non sono viste da nessuno, nella loro intimità. Foos ritiene che i suoi studi antropologici siano più affidabili di quelli condotti nelle strutture specializzate, perché i suoi clienti non sanno di esser visti e questo non crea inibizioni tra la loro vera natura e ciò che mostrano al mondo. E’interessante osservare il punto di vista del voyeur, anche se non sempre la narrazione è riuscita a tenere un ritmo sostenuto – ad esempio spesso troviamo delle digressioni su alcuni giocatori, su alcuni sport ecc… che poco hanno a che vedere con la struttura narrativa principale. Motel Voyeur non è un libro per me e questo l’ho capito ben prima di girare l’ultima pagina. Non sono abituata a letture di questo tipo, ad una narrazione così enciclopedica e priva di inflessioni, quasi fosse un reportage o un’inchiesta (che poi è il genere a cui questo libro appartiene). Ovviamente di questo non posso fare una colpa all’autore, ho provato ad approcciarmi a qualcosa di totalmente differente da ciò che leggo di solito e il risultato non è stato quello sperato. Probabilmente ciò che non ha funzionato è la tematica in sé, la vita di quest’uomo e il suo modo di vedere e concepire il mondo mi hanno irritata e infastidita, mi sono sentita violata insieme a tutte le persone che inconsapevolmente si sono ritrovate tra le quattro pareti di quelle stanze. Ed è inutile giustificare questi atteggiamenti perversi come un studio sull’uomo, perché per come la vedo io si tratta di perversione nuda e cruda. Mi trovo però in accordo con quanto detto da Foos in un’occasione, ossia che quasi tutti gli uomini hanno tendenze voyeuristiche, anche se la maggior parte non vuole ammetterlo. Mi è piaciuto inoltre il paragone con il governo americano, il voyeur più grande di tutti, un “grande fratello” che non deve chiedere niente e che tutto può concedersi. Per questo non boccio totalmente il libro, perché sono riuscita a cogliere qua e là dei riferimenti concreti e corretti con la società, delle riflessioni realistiche e attinenti con ciò che ci circonda. Il mio voto finale è pertanto di 3/5.
Alla prossima,
Simona

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