Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli: un libro che ha segnato un’intera generazione

Correva l’anno 1980 quando Pier Vittorio Tondelli, scrittore, giornalista, talent scout di giovani e promettenti narratori, dava alle stampe quella che sarebbe diventata una delle opere cult di un intero decennio e di una generazione: Altri libertini.

Parlare di quest’opera senza aver vissuto in prima persona i cambiamenti, le innovazioni e i tumulti di quegli anni è, con buona probabilità, un’impresa che potrà riuscire bene solo in parte; tuttavia ne avverto la necessità sin da quando, poco dopo il primo caffè del mattino, ne ho girato l’ultima pagina. Questo bisogno quasi impellente nasce dall’euforia e dallo stordimento che la penna di Tondelli ha provocato nella mia coscienza, risvegliatasi come da un lungo torpore e scaraventata senza troppi complimenti in una realtà distante ma, al tempo stesso, vicina.

Le voci dei libertini di Tondelli sono volutamente provocatorie e sopra le righe, sono la testimonianza di una gioventù che non vuole arrendersi di fronte all’imposizione di stili e modelli di vita considerati giusti e socialmente accettabili; al tempo stesso, però, sono anche l’esempio lampante degli effetti che la cultura postmoderna ha portato con sé: tutti loro cercano di vivere vite alternative senza rendersi conto di essere, inevitabilmente, imbrigliati all’interno della rete del consumismo, della massificazione, della produttività.

I libertini di Tondelli sono tutti, chi più chi meno, giovani: c’è chi ha consacrato la propria esistenza all’alcool e alle droghe, chi al sesso e alla promiscuità, chi ancora non ha le idee chiare riguardo il proprio futuro, chi campa alla giornata e chi decide di esplorare l’Europa a bordo di una macchina sgangherata seguendo l’odore del mare del Nord.

I personaggi dei sei racconti che compongono quest’antologia postmoderna (o, come direbbe Tondelli, di questo romanzo a puntate) sono accomunati dal profondo senso di solitudine e di vuoto che la società consumistica e capitalistica ha costruito attorno a loro: si tratta di un processo iniziato in seguito al boom economico degli anni ‘50/’60, e aumentato esponenzialmente tra gli anni ’70 e gli anni ’80, in cui ogni esperienza e ogni rapporto umano sono stati ridotti ad un simulacro vuoto, ad una merce di scambio priva di valore, intercambiabile e sostituibile in poche e semplici mosse.

E qui sta la grandezza di quest’opera: Tondelli ha colto con estrema sensibilità questo cambiamento – che non è stato affatto immediato, bensì progressivo – e lo ha narrato dall’interno, ha mescolato tutte le voci, le esperienze, gli oggetti, i luoghi, i rapporti, i sentimenti possibili al fine di dimostrare la loro sostanziale vacuità. Il caos interiore si riflette, inevitabilmente, anche a livello linguistico: Altri libertini è un vulcano in cui scorre un magma di linguaggi notevole; si tratta, perlopiù, di elementi gergali tipici del lessico giovanile emiliano, conosciuto e parlato dall’autore stesso; accanto a questi inserti dialettali troviamo, inoltre, un italiano che potremmo definire “medio”, affiancato qua e là da prestiti dall’inglese e, addirittura, dal latino. Evidente è la volontà di Tondelli di riprodurre in forma narrata i linguaggi provenienti dai mezzi di comunicazione di massa che, proprio in quegli anni, avevano conosciuto una diffusione senza precedenti: televisione, radio, cinema, fumetti. Una mescolanza di linguaggi così ardita non poteva che essere supportata da una prosa ritmata e sempre vivace, scattante e colorita, spesso eccessivamente eccentrica: a causa di contenuti molto espliciti, Altri libertini è stato sequestrato, poco dopo la sua pubblicazione, dal Procuratore de L’Aquila con l’accusa di oltraggio alla pubblica morale. Il successo che ebbe tra il pubblico fu, nonostante tutto, notevole e costituì un vero e proprio caso senza precedenti, un’opera cult, testimone senza scrupoli e senza veli di un’epoca che ha decretato un cambiamento irreversibile, con il quale continuiamo tutt’oggi a fare i conti.

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[Recensione] La perfezione non è di questo mondo – Daniela Mattalia

Buon pomeriggio lettori!!
Negli ultimi giorni ho letto davvero moltissimo e una delle perle che ho scoperto e che voglio condividere con voi è il romanzo di Daniela Mattalia pubblicato da Feltrinelli e intitolato La perfezione non è di questo mondo.

La perfezione non è di questo mondo.jpgLa perfezione non è di questo mondo – Daniela Mattalia
Feltrinelli, 176 pagine
Collana: I Narratori
Copertina flessibile, € 15,00
In vendita da: Giugno 2017

Torino, tra le Molinette e il Valentino.
Adriano, professore ottantaduenne che ha appena perso la moglie, ha un segreto di cui si vergogna un po’: da quando Giulietta non c’è più, continua a vederla tra le corsie delle Molinette, anche se sa che non può essere vero. O forse sì?
A soccorrerlo dal dubbio di essere sull’orlo della pazzia intervengono uno stravagante tassista, per il quale è normalissimo che i morti rimangano accanto ai loro cari, e altre tre persone che incrociano la sua strada: Gemma, libraia trentenne che nel fine settimana fa la volontaria al Filo d’Argento, un call center per anziani; Olga, un’arzilla zitella ricoverata con una gamba rotta; e Fausto, giovane grafico precario fidanzato a una ragazza della Torino bene e padrone di Archibald, bracco con il vizio di darsi alla macchia proprio nel parco dove Gemma fa jogging. Le vite di questi quattro personaggi si intrecciano, come in una danza, tra il parco e l’ospedale, dove si aggirano altre inafferrabili presenze. Perché chi l’ha detto che morendo si deve per forza andare nell’aldilà, in un paradiso perfetto, algido e lontano? Non è forse più consolante – e infinitamente più divertente – immaginare di poter restare nell’aldiquà, invisibili a tutti tranne a chi ci vorrà vedere, fantasmi della porta accanto con le piccole fissazioni e manie di sempre, con le nostre stupende imperfezioni? Un folgorante romanzo d’esordio, che arriva dritto al cuore. Una commedia fresca e delicata, che si rivolge a tutti quelli che, almeno una volta nella vita, hanno sofferto per una perdita e che, con la sua dolcezza, aiuta a rendere più bello e abitabile il nostro fragile mondo imperfetto.


“E adesso, che si fa?” chiese.
“Adesso si va.”

mattaliacard1.pngLa perfezione non è di questo mondo, eppure il libro di Daniela Mattalia ci si avvicina moltissimo. Saranno i personaggi, così reali e imperfetti, saranno le atmosfere che circondano una delle città più belle d’Italia, sarà lo stile magico e leggiadro di una scrittrice che si è rivelata una sorpresa inaspettata… fatto sta che questo romanzo si è ritagliato prepotentemente un angolino nel mio cuore e lì ha deciso di mettere radici.
La storia di Adriano, Olga, Fausto e Gemma si divora in un pomeriggio, toglie il respiro, il sonno e addirittura la fame. Si, perché quando un libro è talmente bello e ben scritto ogni altra occupazione passa in secondo piano e l’unica voglia che si ha è quella di leggere ancora e ancora e ancora. Daniela Mattalia è riuscita a conquistarmi con i suoi personaggi autentici e i drammi di due generazioni differenti che trovano il modo di entrare in sintonia e di stabilire una connessione basata su stima e affetto sincero.
Conosciamo il professor Adriano, rimasto vedovo da pochi mesi e ancora incatenato al ricordo della sua dolce Giulietta, che ancora intravede nei corridoi delle Molinette sotto forma di fantasma; c’è poi Olga, scoppiettante settuagenaria che ama trascorrere il suo tempo con René, il suo gatto rosso, e con la sua amica Delia; Fausto invece è intrappolato in un rapporto di coppia insoddisfacente, è alle prese con Archie – il bracco italiano ereditato dalla fidanzata che lo ha preso più per capriccio che per vero interesse – e con la sua chioma rossa perennemente scompigliata; infine c’è Gemma, semplice e sognatrice, in attesa del principe azzurro e di un amore in grado di sconvolgerle la vita.
Quattro personaggi diversi, eppure simili. Quattro realtà apparentemente inavvicinabili che, in un modo o nell’altro, finiscono per sfiorarsi, anche solo per un attimo. Tra loro un tassista chiacchierone e gentile, fautore inconsapevole della nascita e dell’evoluzione di rapporti e conoscenze.
mattaliacard2.pngLa perfezione non è di questo mondo è un libro che racconta storie di vita quotidiana, è un romanzo vicino ai lettori perché è fatto di piccole cose, di emozioni e dolori che tutti prima o poi ci ritroviamo a provare sulla nostra pelle. Le tematiche affrontate dall’autrice spaziano dalla nostalgia all’accettazione del lutto, dal piacere di riscoprirsi e di innamorarsi di nuovo alla dura lotta con una realtà che molto spesso non è quella in cui avevamo riposto le nostre speranze. Daniela Mattalia dipinge con estrema semplicità un quadro fitto d’intrecci e sotto trame, di incontri e scontri, di ciò che è invisibile agli occhi ma ben messo a fuoco all’interno del cuore. Le storie dei quattro protagonisti sono tutte molto interessanti, ma devo confessarvi che i capitoli dedicati ai due anziani sono quelli che mi hanno commossa di più e che mi hanno spinta a riflettere sul vero senso della vita, sulla sensazione di essere così fragili e in bilico in questo mondo da non accorgercene neppure. La visione dei sentimenti che ci propone Daniela Mattalia è a dir poco affascinante, mi è piaciuto tantissimo il modo di porsi dell’autrice nei confronti del lettore, quasi fosse un’amica che ci sta aprendo il suo cuore piuttosto che una persona pronta a dare insegnamenti di vita e lezioni morali. Ho amato i personaggi e il loro modo di interagire, ho riscoperto una città che apprezzo moltissimo e mi sono emozionata, liberando il mio cuore dai sentimenti negativi e riempiendolo invece di gioia e amore.
Il mio voto è di 5/5 stelline, non posso che consigliarvi la lettura di questo romanzo, saprà conquistarvi ad ogni parola.
Alla prossima,
Simona

[II tappa Blogtour] Il quarto elemento dell’amore – Osho

Buongiorno lettori,
ben ritrovati al Salotto dei Libri! Oggi ho l’onore di ospitare la seconda tappa del blogtour dedicato a “Il quarto elemento dell’amore” di Osho, pubblicato da Feltrinelli nella collana Universale Economica.

osho.jpgIl quarto elemento dell’amore – Osho
Feltrinelli, 340 pagine
Collana: Universale Economica Feltrinelli/Oriente
Traduzione di: Anand Videha
Copertina flessibile, € 10.00
Formato: Tascabile
In vendita da: Marzo 2017
A ogni istante l’amore ci chiama… perché nella sua essenza l’amore è la vita stessa. Riconoscerlo, lasciare che accada, nutrirlo – e soprattutto lasciare che ci nutra – è però un’altra cosa. Osho suggerisce un percorso che si fonda sulla coltivazione della consapevolezza, qui proposto come “quarto elemento” di un’alchimia in grado di avvicinare al mistero della vita, ma soprattutto di trasformare quella potenzialità – frutto di meccanismi istintivi, programmi biologici, tempeste ormonali – in una presa di coscienza di sé, dell’altro e dei motivi che uniscono e “formano” la coppia – gli altri tre elementi di questa incredibile avventura, sempre nuova, proprio perché la sua natura è un perenne mutamento. Oggi tutto sembra cambiato nelle relazioni tra i sessi, e tutti si trovano a vivere profonde trasformazioni che obbligano a interrogarsi e a mettere in campo nuovi strumenti, per poter consolidare un’intimità e un dialogo altrimenti impossibili. Il semplice accoppiarsi non aiuta a vivere l’amore, né a coglierne l’essenza. Osho suggerisce la cura di sé come punto di partenza per potersi prendere cura dell’altro; parla di dignità, di risveglio e di amore per se stessi, di accettazione e pazienza, ma soprattutto di ascolto e di percezione di ciò che si è: modi nuovi per rafforzare il coraggio di avventurarsi in una dimensione di luce e di ombre, inevitabili, dove è il viaggio stesso la sola e unica meta, cui si dà il nome di amore.


Accettare se stessi e la realtà della vita

accettare

Dopo averti dato un primo assaggio del libro, oggi iniziamo un piccolo tour all’ interno di alcune tematiche essenziali per coltivare la consapevolezza e affrontare con la giusta energia la nostra vita quotidiana. Così come ci suggerisce Osho, partiamo da noi stessi.
Imparare a vedere dove si è e ciò che si è, ovvero entrare in intimità con se stessi – imparando ad ascoltarsi – è, infatti, il primo passo per avvicinare gli altri –e l’ amore –
che può fare la differenza. Non ci sono limiti da superare, non ci sono mete da raggiungere: se cerchiamo una parola per il percorso che questo libro delinea, nulla è meglio di “accettazione”. Accettarsi, riconoscere la propria perfezione nelle tante imperfezioni che sembrano renderci goffi, inadatti, inadeguati, addirittura indegni, vitale per dare il via a un vero processo di trasformazione.
Ma in che modo possiamo farlo?
Sintonizzarsi con il momento presente può essere utile. Ma come farlo? È sufficiente portare l’attenzione al proprio respiro e lasciarsi respirare. L’errore comune, infatti, è trasformare questo fenomeno naturale in una tecnica. Il fattore che rende la meditazione “un click”, un lampo, un’intuizione è semplicemente questo: osservare. E la cosa più semplice è osservare il respiro che entra,che esce, che entra, che esce… restando in uno spazio di osservazione. Nulla è d’intralcio, perché non ci sono scopi o intenti. Può sembrare banale, ma questa sintonia connette naturalmente con l’intera esistenza, rendendo consapevoli di ciò che conta davvero. In questo modo ci si ritrova a vivere il momento presente per ciò che è, senza se e senza ma…e la vita diventa un naturale fluire in cui l’amore accade, perché quello che chiamiamo amore non è altro che l’ energia della vita.

La meditazione non è altro che il naturale fiorire; non è nulla di simile a un’arte, a un’abilità, a una prestazione. No, niente affatto. Non devi an dare in alcuna scuola per impararla!

Ricordarsi di questo semplice espediente, interrompe la tendenza della mente a sognare, a idealizzare prototipi di vita che nulla hanno a che vedere con ciò che siamo interiormente, a fantasticare invece di restare in contatto con ciò che siamo naturalmente…e a quel punto vivere diventa partecipazione alla festa e alla celebrazione della vita. Qualcosa che continua ad accadere, fuori dal mondo di artifici che caratterizza il consorzio umano; qualcosa che fortemente cerchiamo, nei tanti svaghi che riempiono il nostro tempo libero o le nostre serate. In questo senso va letto l’invito di Osho.
Goditi ciò che sei, così come sei!
Per farlo è sufficiente vivere con totalità ogni singolo istante: totalità e gioco… questo il segreto dei tanti suggerimenti esperienziali dati nel libro. E l’intento è darsi il permesso di essere semplicemente se stessi. Di nuovo, è sufficiente ritagliarsi momenti in cui ci si lascia essere…senza alcun aggettivo aggiunto, senza qualifiche o qualità. In questo modo coltiveremo qualcosa che aprirà all’amore in modo forse ora inconcepibile, di certo diverso da ciò che comunemente accompagna l’innamoramento.
Quando ti accetti e godi di te stesso, sei in paradiso. Anche il paradiso è un’attitudine.
Quella semplice esperienza aiuta a cambiare prospettiva, permette di cogliere il valore delle piccole cose, porta ad agire ascoltando il proprio cuore. Cos’altro è l’ amore, se non il frutto della comprensione che ne consegue. E in ciò che affiora non ci sono più giudizi di merito, di superiorità o inferiorità, di sacro o profano, di superficiale e di profondo.
Ciò che è frivolo è il profondo, e ciò che è ordinario è straordinario, ciò che esiste nel
tempo è l’eterno.
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Quasi per magia, ogni singola azione quotidiana diventa preziosa, qualcosa di unico, di irripetibile, di divino. Mangiare, respirare, bere sono azioni comuni, quasi banali. Ma
sono proprio queste cose che ci tengono in vita…arricchiamole dunque della nostra presenza. Smettiamo di vivere con un pilota automatico inserito, che porta a muoversi in modo meccanico, inconsapevoli e insensibili a ciò che stiamo mangiando, a cosa stiamo bevendo…all’aria che respiriamo! È sufficiente una semplice comprensione…e ogni singola azione diventa meditazione, diviene l’opportunità di riconnetterci con il nostro presente. E la somma di tanti attimi vissuti in pienezza cosa potrà mai essere, se non una vita appagata e realizzata?
In questo percorso, imparare a “riconoscere il proprio valore”è fondamentale. Troppo spesso si vive aspettando un’approvazione da parte degli altri (in termini Social diremmo un “like”) e, se non la riceviamo, ci sentiamo sconfitti, frustrati. Facendo amicizia con noi stesso, dando spazio alle nostre qualità, a ciò che comunque siamo, libera da una dipendenza – una vera schiavitù, in realtà – che inconsapevolmente noi stessi stiamo creando.
Se tutto questo ti ha incuriosito, ricorda che all’ OSHO Festival di Bellaria dal 22 al 25 aprile – hai l’opportunità di sperimentare un ambiente e una serie di eventi che aiutano l’affiorare e la presa di coscienza delle potenzialità qui accennate. E nella giornata del 2
2 aprile – gratuitamente– potrai approfondire questo argomento nell’evento interamente dedicato a “ Darsi valore”. E ricorda … rispettare se stessi sviluppa la nostra capacità di rispettare gli altri e l’ambiente in cui viviamo! (Dai un’occhiata qui di seguito ai nostri
omaggi esclusivi, in regalo un ingresso gratuito al Festival…e non solo!).

Come partecipare

Per avere l’opportunità di leggere gratuitamente alcuni libri di Osho ed avere un accesso esclusivo agli eventi ( OSHO Festival e OSHO Miasto), compila il FORM che trovi qui di seguito, nel quale ti si chiederà di:
1. Lasciare un indirizzo email all’interno del form (verrà utilizzato solo ed esclusivamente per contattare i 3 fortunati che si aggiudicheranno le copie omaggio e gli ingressi ai vari eventi)
2. Diventare follower dei blog dell’ iniziativa e di OSHO Italia (sui relativi siti e Social Network. Trovi nel calendario del blogtour, qui di seguito, tutti i nomi dei vari blog partecipanti).
osho blogtour - calendario
3. Condividere l’evento (con l’ hashtag #oshoblogtour2017) sui tuoi canali Social (Facebook, Twitter, Instagram, ecc.). I link di condivisione dovranno essere inseriti nel form. Potrai condividere (e utilizzare il form) tutte le volte che vorrai!

Gli omaggi in esclusiva per te

1° Osho kit
 
– 1 copia cartacea de “Il Quarto Elemento” +
– 2 eBook (“Il sentiero dell’ amore” e “Come puoi essere felice”)
– 1 ingresso omaggio per il campo di meditazione OSHO Miasto in Toscana (5-7 maggio 2017)*
 
2° Osho kit
 
– 1 copia cartacea de “Il Quarto Elemento”
– 1 eBook (“Il sentiero dell’amore”)
– 1 ingresso omaggio per OSHOFestival2017 a Bellaria-Rimini (valido per tutti e 4 i giorni dell’evento, dal 22 a 25 aprile)*
 
3° Osho kit
 
– 1 copia cartacea de “Il Quarto Elemento”
– 1 eBook (“Come puoi essere felice”)
– 1 ingresso omaggio per OSHOFestival2017 a Bellaria-Rimini (valido per due giorni: 22 e 23 aprile)*
[* per OSHOFestival e OSHO Miasto: viaggio, vitto e alloggio a carico del partecipante]
Più partecipi e condividi e più possibilità avrai di ricevere questi fantastici omaggi che ti abbiamo riservato!
I nomi dei 3 Osho-fan che avranno fatto sentire maggiormente la loro partecipazione (e che si aggiudicheranno gli omaggi indicati qui sopra) saranno annunciati venerdì 14 aprile sul blog L’angolino di Ale e anche sulle pagine Facebook dei vari blog partecipanti, nonché sulla pagina Facebook di OSHO Italia (attraverso la quale ti invitiamo ad unirti all’evento Facebook dedicato al lancio del libro).
Per accedere al FORM clicca sul link che trovi qui di seguito ->   Rafflecopter giveaway
[Il Giftaway sarà attivo fino alle ore 23.59 del 13 aprile 2017]

L’HASHTAG UFFICIALE

Ti ricordiamo che i post più originali associati all’hashtag ufficiale dell’evento #oshoblogtour2017 potranno essere condivisi anche dalle pagine Social di Feltrinelli e OSHO Italia!


blogtour osho 1

LE TAPPE DEL BLOGTOUR

Ecco il calendario ufficiale delle tappe del Blogtour:
TAPPA 1: lunedì 3 aprile su Una Rosa Per Amica
Presentazione libro+ lancio Giftaway
TAPPA 2: mercoledì 5 aprile su Il Salotto dei Libri
Accettare se stessi e la realtà della vita.
TAPPA 3: venerdì 7 aprile su La Fenice Book
Rigenerarsi, ricrearsi, amarsi, nutrirsi.
TAPPA 4: lunedì 10 aprile su Dragonfly Literary Blog
Amarsi oltre.
TAPPA 5: mercoledì 12 aprile su Atelier dei Libri
Consapevolezza: la marcia in più.
ASSEGNAZIONE OSHO-KIT:
venerdì 14 aprile su L’angolino di Ale
Articolo di chiusura Giftaway ed arrivederci all’OSHO Festival
INCONTRO ESPERIENZIALE
: sabato 22 aprile a Bellaria (Rimini)
Ti aspettiamo all’OSHO Festival!!!

Cari lettori, spero che l’articolo vi sia piaciuto e che parteciperete numerosi a questa bellissima iniziativa!! Un abbraccio e a presto,
Simona

[Recensione] Spesso sono felice – Jens Christian Grøndahl

Buongiorno lettori carissimi,
buon Martedì a tutti voi! Oggi parliamo di un libro breve ma intenso pubblicato il mese scorso da Feltrinelli: Spesso sono felice di Jens Christian Grøndahl.

spesso-sono-feliceSpesso sono felice – Jens Christian Grøndahl
Feltrinelli, 102 pp.
Collana: I narratori
Traduzione di: Eva Kampmann
Brossura, € 12.00
In vendita da: Gennaio 2017

Può una donna decidere di cambiare vita a settant’anni? Secondo Ellinor, sì. Anche se ha sempre lasciato che fossero le circostanze a scegliere per lei, appena rimasta vedova abbandona gli agi di un quartiere di lusso di Copenaghen per tornare in quello operaio dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Il quartiere è cambiato: adesso ci sono prostitute, pusher e hipster, ma a lei non importa, le basta solo che dalle finestre della sua nuova casa si veda il portone di quella dove ha vissuto da bambina. In una lunga lettera alla sua migliore amica morta tanti anni prima, Ellinor fa il bilancio della propria vita, segnata da inganni e tradimenti, da dolori e lutti e da un grande, terribile segreto. Con una scrittura incisiva ed elegante, Jens Christian Grøndahl scava nel profondo dell’animo femminile restituendoci, attraverso l’appassionante ritratto di una donna al di fuori dagli schemi, un affresco della borghesia di oggi. Il ritratto di un matrimonio, un libro sull’amore e sulle relazioni famigliari. Il ritorno in grande stile di uno dei migliori autori europei contemporanei.


WhatsApp Image 2017-02-13 at 20.40.51.jpegSpesso sono felice è un vero e proprio balsamo per l’anima, un libro poetico che si legge in una manciata di ore e che farà sicuramente breccia nei vostri cuori. Voce narrante è Ellinor, un’anziana signora che si ritrova a fare il punto della sua vita dopo la morte del marito, Georg. Ellinor si rivolge in questa lettera alla sua amica Anna, morta prematuramente durante un incidente sciistico sulle Dolomiti trent’anni prima. Particolari sono i legami che l’autore ha creato tra i personaggi: Anna infatti era la moglie di Georg e con lui ha messo al mondo due gemelli, Stefan e Morten; Ellinor invece era sposata con un giovane e intraprendente marinaio, Henning.
Ci incamminiamo sul viale dei ricordi insieme alla protagonista, che tra flashback e digressioni ci fa ripercorrere un passato all’insegna dell’amicizia, dell’affetto, ma anche delle incomprensioni e dei dubbi. Ellinor ci racconta la sua infanzia, la sua indipendenza, il primo incontro con quello che poi sarebbe diventato suo marito e tantissimi altri aneddoti circa la sua vita ricca e movimentata. Insieme a lei conosciamo più da vicino Anna e Georg, diventati con il tempo amici inseparabili e compagni di avventure. Ellinor ci travolge come un fiume in piena con i suoi racconti e le sue memorie, e ho adorato i continui salti temporali tra passato e presente. La donna che si accinge a scrivere questa lettera è ben diversa dalla giovane di trent’anni prima: è una donna matura, provata dal tempo e dagli eventi e a cui il destino ha riservato una strada inaspettata. Dopo la morte di Anna infatti Ellinor è diventata la compagna di Georg e ha cresciuto i gemelli come figli: li ha curati, coccolati e protetti, tenendo sempre bene a mente però di non essere la loro madre. Il presente si apre con la morte di Georg ed è proprio questo spiacevole evento a dare l’impulso ad Ellinor per scrivere la lettera alla sua amica. Scopriamo così una famiglia allargata ricca di segreti taciuti, di parole non dette, di nodi non sciolti. La protagonista si confida con la sua muta ascoltatrice e le apre il suo cuore, confessandole paure e segreti, idee e opinioni circa “i ragazzi”, diventati oramai uomini adulti.

Spesso sono felice, ma di pianger avrei gran voglia;
Ché nessun cuore appieno partecipa alla mia gioia.
Spesso son triste, eppure devo ridere,
E a tutti la trepida lacrima nascondere.
B.S. Ingemann

Dirvi di più riguardo questo libro è impossibile, considerato il suo esiguo numero di pagine. Ho trovato lo stile di questo autore danese davvero incantevole, melodico, evocativo. Grøndahl è riuscito pienamente nel suo intento di aprire una finestra su questa famiglia allargata ed è riuscito a mostrarci luci e ombre di ognuno dei suoi componenti. Il tema della vecchiaia ricorre spesso nei romanzi, ma mai come in questo caso sono riuscita ad apprezzarlo. Le pagine scorrono via una dopo l’altra e, tra ricordi e riflessioni, arrivare alla fine è un battito di ciglia. Non è da tutti riuscire a creare una storia così bella, intensa e malinconica e concentrarla in poco più di cento pagine – sicuramente recupererò altri romanzi di questo autore, perché lo trovo davvero bravissimo.
Adoro il catalogo Feltrinelli e Spesso sono felice è sicuramente uno dei titoli che più mi rimarranno impressi tra le letture del 2017. Siamo solo a Febbraio, lo so, ma quando ci si trova davanti a libri così belli ed intensi è difficile rimanere indifferenti.
Il mio consiglio è quello di correre in libreria e comprare questo romanzo, indipendentemente dalla vostra età e dai vostri gusti letterari: coccolatevi con questo piccolo gioiello danese, non ve ne pentirete. Il mio voto è di 4,5/5.
Alla prossima,
Simona

[Recensione] Teorema dell’incompletezza – Valerio Callieri

Buongiorno lettori,
ben ritrovati al Salotto dei Libri!! Oggi vi parlo di Teorema dell’incompletezza, romanzo d’esordio di Valerio Callieri e vincitore del Premio Letterario per scrittori esordienti Italo Calvino.

teoremaTeorema dell’incompletezza – Valerio Callieri
Feltrinelli, 348 pp
Collana: I narratori
Brossura, € 18,00
In vendita da: Gennaio 2017

Due fratelli indagano sulla morte del padre, ex operaio Fiat ucciso nel suo bar di Centocelle durante una rapina. A raccontare è il più giovane, che scopre una misteriosa dedica in codice – “Non lasciarmi sola, Clelia1979” – sul retro di una cornice. Si apre così uno spiraglio sul passato insospettabile del padre. Dietro all’immagine del barista ironico e tifoso della Roma emerge uno sconosciuto segnato da segreti e contraddizioni che affondano negli anni della contestazione e della lotta armata. Tito, il primogenito, di quel passato è certo: ha raccolto con scrupolo le prove che dimostrano come il padre abbia sempre fatto la scelta più onorevole, dalla parte dello Stato. Il minore invece, tormentato dai dubbi, si trova a fare i conti con il fantasma del padre, che gli appare in forme e visioni sempre più allucinate per dire la sua storia e mostrare una strada verso la possibile verità sul suo omicidio. I due fratelli – che da anni non si parlano, schierati su versanti ideologici opposti – sono costretti a collaborare, diffidano l’uno dell’altro, si rinfacciano colpe, si passano alcune informazioni ma ne omettono molte altre. Il maggiore, un poliziotto convinto protagonista dei fatti avvenuti alla Diaz e a Bolzaneto, è aiutato dall’accesso a documenti riservati dei servizi segreti attorno agli anni di piombo; il minore ha al suo fianco due amici scalcagnati e irresistibili. E poi c’è Elena, un’hacker che lo accompagna con intuito e rigore matematico nella ricerca dell’assassino, sciogliendo la sua cronica incapacità di decidere e spingendolo oltre l’indolenza e la paura. Per svolte inaspettate, supposizioni e disvelamenti, la domanda “chi ha ucciso il padre?” trascina il lettore in un groviglio di colpe e responsabilità dove, in un crescendo hitchcockiano, sembra impossibile giungere alla verità. E, più che mai, essere in grado di dimostrarla. Valerio Callieri, al suo esordio, dà prova di uno stile personalissimo, ironico e denso, costruendo un romanzo carico di tensione, conflitti, colpi di scena, eppure vivo del desiderio di ridere e amare. Un’indagine che colpisce dritto al cuore dei nostri ieri e dei nostri domani. Abbiamo bisogno di stupidi sorrisi per dimenticare il tempo.


WhatsApp Image 2017-02-09 at 12.18.55.jpegUn esordio scoppiettante e intenso, dove alla realtà storica si intreccia una vicenda familiare complessa, ricca di segreti, rivelazioni e misteri. A fare da sfondo la città eterna, Roma, con i suoi colori, i suoi quartieri e le sue contraddizioni. Valerio Callieri ci racconta la storia di due fratelli che si mettono sulle tracce del passato del padre, ucciso anni prima durante una rapina nel suo bar di Centocelle. Ad accendere la curiosità del fratello minore, voce narrante dell’intera vicenda, è una dedica trovata sul retro di una cornice, che recita – Non lasciarmi sola, Clelia1979. Chi è questa donna? Che legame ha con il padre? Da qui partono le ricerche del protagonista e del fratello, Tito, un poliziotto convinto della buonafede del padre e della sua onestà nei confronti dello Stato.
Il rapporto tra i due fratelli è pressoché inesistente da anni: idee differenti e scelte di vita opposte li hanno separati e questa loro diversità è evidente anche nelle supposizioni e nelle conclusioni che entrambi traggono riguardo l’indagine sul passato del padre.
Ecco così che quella che inizialmente sembrava una rapina finita male diventa qualcosa di più torbido che affonda le sue radici nella situazione politica dell’Italia degli anni di Piombo. Teorema dell’incompletezza non è solamente la storia di due fratelli alla ricerca della verità, è anche una storia politica, impegnata e ricca di sfumature, di dettagli. Callieri è davvero abile nel dipingere il quadro sociale dell’epoca ed è molto fedele nel riprodurre la realtà romana, con il suo dialetto, i suoi segreti e la sua natura multiforme.  Ho apprezzato moltissimo lo stile dell’autore, sagace e ironico al punto giusto, capace di descrivere emozioni, pensieri e accadimenti storici e di saperli mescolare assieme. La storia si fa sempre più densa e al tempo stesso scorrevole: uno dei pregi più grandi del romanzo è la sua fluidità, agevolata da capitoli brevi ed incisivi che concentrano in poche pagine l’essenza degli eventi. Non mancano momenti di leggerezza insieme al protagonista e ai suoi amici, in particolare Elena, un’hacker intraprendente e arguta che sarà preziosa per l’indagine.
Teorema dell’incompletezza è un libro, in realtà, completo: affronta tematiche originali e poco trattate all’interno del panorama narrativo attuale; alterna flashback e ricordi al presente e lo fa con naturalezza e capacità; indaga all’interno della mente umana e scava nel passato con accuratezza, preoccupandosi di dare rilievo anche al più piccolo dei dettagli. Inizialmente credevo che non fosse un libro adatto a me, perché solitamente preferisco approcciarmi a letture differenti, ma sono felice di avergli dato un’opportunità e di aver scoperto un romanzo valido e dalle basi solide, che sicuramente aprirà molte strade al giovane e talentuoso autore romano. Consigliato a chi ama le storie corpose, ben scritte e con una realtà fittizia ben inserita all’interno di uno sfondo politico e sociale.
Il mio voto è di 4/5.
Alla prossima,
Simona